La condizione dell’infanzia in Senegal è segnata da un elevato numero di bambini che chiedono l’elemosina. La maggior parte dei piccoli mendicanti non ha compiuto i dieci anni. Per loro, la mano tesa a chiedere qualche spicciolo, è un lavoro a tempo pieno. Girano per le strade vestiti male, a piedi scalzi, sporchi e con un barattolo di latta sotto il braccio.
Sono bambini privati dei diritti fondamentali, a cominciare dall’istruzione. La sottoalimentazione li espone a molti problemi di salute. Febbre, dolori addominali, dermatosi e malaria sono malattie comuni. In alcuni casi diventano oggetto di violenza, abusi e sfruttamento.
Tra i bambini che chiedono l’elemosina ci sono i cosiddetti talibé, cioè gli alunni delle daara, le scuole coraniche. Talibé significa “allievo che studia il Corano”. Le famiglie affidano i figli (sin dai 5-6 anni) ai marabout, i maestri del corano, perché considerano l’educazione religiosa un dovere fondamentale. Ma, in alcuni casi, i marabout che gestiscono le daare, costringono i bambini alla mendicità per sostenere economicamente la scuola e a dover sopportare condizioni di vita davvero precarie, spesso all’insaputa della famiglia di origine.
Per questo sono nate, su tutto il territorio senegalese, molte associazioni che si occupano dei minori di strada e dei talibé. In appositi centri i bambini vengono assistiti sul piano sociosanitario ed educativo.
Il forte radicamento culturale dei Marabout e della daare rende la problematica dei bambini talibè un fenomeno sociale di difficile comprensione, anche per le forti differenze che si riscontrano nelle condizioni socio-sanitarie delle scuole coraniche; Quello che è certo, è che spesso questi bambini vengono privati dei loro diritti fondamentali, tra cui, e non da ultimo, quello al gioco.
A tutta questa infanzia vulnerabile, fragile, e a volte negata, è dedicato il nostro progetto di costruire un centro sportivo e sociale per i bambini talibè di Saint-Louis.